di Fabio Arangio
Ripetizione, sinergia e sinestesia: i fondamenti dell'apprendimento
Ho insegnato per undici anni. Ho insegnato in lingua inglese comunicazione visiva, chiamatelo design se preferite. Ed ho insegnato a studenti di ogni parte del mondo, con culture di provenienza molto lontane (eppure così vicine, parafrasando una bellissima canzone degli U2, colonna sonora di un film di Wim Wenders).
Questi undici anni sono stati una esperienza preziosa. Ho iniziato nel 2007 con tante idee intelligenti. Già, idee tanto intelligenti quanto inutili. Nel senso che semplicemente alcune idee, apparentemente logiche, su come insegnare non trovavano un riscontro positivo nella realtà. Lezione dopo lezione, semestre dopo semestre ho iniziato a capire qualcosa.
A fine semestre chiedevo agli studenti di affrontare un esame scritto. Nel test ripercorrevo le nozioni e i principi imparati durante il semestre o l'anno. Era un esame che non aveva come fine la valutazione dello studente, bensì la valutazione dell'insegnamento. Se avevo fatto bene il mio mestiere, gli studenti dovevano superare l'esame brillantemente, altrimenti voleva dire che avevo sbagliato qualcosa. Semplice.
Credo veramente che, se insegniamo nel modo giusto, apprendere sia irresistibile, almeno per una materia così universale e affascinante come la comunicazione visiva.
Insomma, spesso, con grande sorpresa, scoprivo che alcuni concetti proprio non erano passati. Alcuni concetti che pensavo di aver portato in classe con forza ed energia non sembravano attecchire nella mente e nella memoria degli studenti. Perché?
Come si forma la memoria
Ogni giorno siamo sollecitati da una quantità impressionante di informazioni. Non pensate solo alle informazioni costruite, non è di quello che stiamo parlando. Pensate ai colori, le forme, i suoni e le loro infinite combinazioni delle quali in continuazione facciamo esperienza. La memoria non immagazzina tutto, riceve, conserva per qualche momento, passa ad un livello al di sotto della soglia della consapevolezza ed infine, se non confermato verrà scaricata. Se avete visto il film "Inside out" sapete già tutto! Si chiama short-term memory (già, proprio quella deficienza di cui soffriva Dory, il pesciolino blu di Nemo). Short-term vuol dire che l'esperienza non diventa ancora un ricordo stabile e permanente. una esperienza, per diventare stabile e permanente ed essere immagazzinata nell'archivio del long-term memory, deve essere confermata. Come? Ad esempio una esperienza che si ripete periodicamente. per questo per imparare a memoria un testo, serve ripeterlo e ripeterlo fino a quando la mente decide di promuovere l'esperienza di quelle parole disposte in quella successione ad un grado superiore chiamato ricordo. Conserviamo una vera e propria collezione di ricordi, ed è facile capire perché non avrebbe senso ricordate tutto indistintamente. le persone che hanno una mente incapace di selezionare quello che vale ricordare dalle informazioni non rilevanti e passeggere hanno di solito difficoltà sociali e di relazione, avendo letteralmente la mente occupata da una tempesta di informazioni fine a se stesse. Tuttavia, come vedremo, le nostre esperienza nn sono fatte di solo parole, ma di suoni, sapori, immagini (anzi, tecnicamente i ricordi vengono immagazzinati come immagini, le così dette mind images), sapori, associazioni di idee.
Detto questo, torniamo al problema dello studente che non impara le nozioni che eravamo convinti di aver spiegato sufficientemente bene. Facciamo tesoro di quanto appena detto.
Ripetizione
La prima tecnica che ho adottato per correggere questo gap tra quanto insegnavo e quanto gli studenti apprendevano è stata quella di ripetere i concetti per più lezioni consecutive. Nei primi cinque minuti della lezione successiva, ripetevo velocemente quanto già visto nelle lezioni precedenti. Vedevo però che non bastava.
Sinergia
Per rafforzare questa ripetizione e fare una ripetizione nella ripetizione ho iniziato a scrivere i concetti sulla lavagna oltre a ripeterli a voce, sempre in quei primi minuti delle lezioni successive. Quello che diceva la mia voce, la mia mano lo scriveva sulla lavagna. Lo studente quindi sentiva il concetto e lo leggeva sulla lavagna. Non solo, lezione dopo lezione oltre a ripetere i concetti studiati, affrontavamo nuove nozioni che si andavano ad accumulare. Ho iniziato a schematizzare i concetti sulla lavagna con meno parole e più immagini, per dire di più in meno spazio. Le così dette icone, quel linguaggio dei segni (semiotica) che interessa la visione e non più solo come lettura. Se potevo cercavo anche di portare esempi tangibili di quello di cui si parlava. Ed ancora, mi rendevo conto che ero sempre io a parlare, scrivere, disegnare, proporre. Ho iniziato a chiedere agli studenti di partecipare attivamente nel ripasso. Chiedevo loro di fare il ripasso facevo parlare e scrivere loro.
Una ripetizione sinergica fatta in modi e forme che interessano diversi sensi. L'udito, quando parlavo. La vista, quando scrivevo e disegnavo sulla lavagna. Il tatto, quando portavo esempi tangibili. E forse potremmo dire quasi il gusto, al momento in cui gli studenti, quasi assaggiando le risposte, rispondevano con la propria bocca, la propria voce e le proprie parole alle domande. Il tutto arricchito dal quell'elemento motivazionale che è la partecipazione, una comunicazione non più a senso unico, dall'insegnante allo studente, ma una comunicazione di condivisione e partecipata, un dialogo. Sinergia dei sensi (in inglese synergy).
Sinestesia
Esiste un fenomeno che spiega molto della mente, soprattutto in tema di pensiero creativo (pensiero creativo, circonlocuzione ridondante, dal momento che il pensiero è creativo per definizione). Aree attigue del cervello, sebbene deputate a compiti diversi, si attivano reciprocamente al momento in cui una viene stimolata. Forse hai sentito il caso di persone che, leggendo un numero, lo vedono colorato. Accade proprio perché quel numero va ad attivare un'area del cervello che è invece dedicata alla rappresentazione del colore. Si chiama sinestesia (in inglese (synesthesia).
Questo fenomeno accade in continuazione e permette proprio quelle connessioni e qui salti pindarici sensoriali così preziosi nell'atto creativo. Quindi tanti più input differenti riceviamo, tanto più completo, complesso ed elaborato diventa il nostro apprendimento, in particolare nel bambino che ha apprende in modo spontaneo e ancora non strutturato.
Come ho insegnato a mia figlia a imparare a memoria la prima poesia
Lo ammetto, ero indaffarato e, quando mia moglie un giorno di un paio di anni fa mi ha chiesto di seguire la nostra bambina mentre da un'ora cercava di memorizzare la poesia per scuola, il primo pensiero è stato quello di farlo in modo veloce per tornare alle importantissime questioni che mi tenevano occupato. Sono abituato a rendere conto dei risultati, questa è la libera professione, quindi istintivamente ho cercato la soluzione migliore per risolvere il problema poesia nel modo più veloce ed efficace possibile. Di istinto, attingendo alla mia esperienza, ho detto alla mia bambina di leggere a voce alta la poesia invece che di continuare a leggerla nella propria mente e di trascriverla su un foglio. "Perché babbo?", mi sono sentito domandare. Perché se la leggi a voce alta, la senti (ricordate? Vista e udito) e se la trascrivi interessi anche il tatto e nel frattempo scansioni nella mente parola per parola sotto forma di immagine (proprio così, ogni lettera in realtà è una forma che noi riconosciamo come una lettera alfabetica). Una specie di ripetizione tridimensionale! Comunque, detto questo, sono tornato alle mie faccende quando, cinque minuti dopo, la mia bambina è tornata da me per dirmi che, finalmente, aveva imparato la poesia a memoria, senza sforzo questa volta. Proprio così. Proprio così semplice. Provare per credere. Ripetizione. Ripetizione in forme diverse (sinergia del sensi), e connessioni (sinestesia).
Quanta energia risparmieremmo se soltanto usassimo il metodo e gli strumenti giusti!
Imparare la lingua inglese facendone esperienza
In questo spazio a noi interessa l'insegnamento della lingua inglese per il bambino. Possibile imparare l'inglese sono sui libri? No. Senza se e senza ma. L'inglese deve essere anche ascoltato? Sì. Deve essere letto? Sì. Deve essere assaggiato? Certo, parlandolo, sentendo le parole sulle labbra. Deve esserne fatta esperienza attraverso forme, suoni, colori? Certamente!
Questo accade nella nostra finestra di venticinque minuti della lezione Buzzy English. C'è l'insegnante dall'altra parte dello schermo che parlerà solo in inglese. Ci sono le schede con parole, immagini e colori per suggerire esperienze culturali della cultura anglosassone. C'è l'interazione attraverso lo schermo e soprattutto una comunicazione continua tra l'insegnante e lo studente. Nella lezione Buzzy English il bambino parla, legge, ascolta, guarda, scrive e disegna in inglese. Solo in inglese! Sono venticinque minuti intensi, interattivi e completamente dedicati al bambino. Non ci sono distrazioni e tempi morti. Abbiamo già visto in un precedente articolo (Soglia di attenzione del bambino e prospettiva didattica) che 25 minuti rappresentano il cosiddetto optimal attention span del bambino, la finestra temporale in cui un bambino riesce a mantenere l'attenzione senza stancarsi e senza di conseguenza perdere la motivazione.
Questo vale anche per noi adulti, dovremmo sembra dedicare un po' di tempo a capire come fare le cose per farle meglio e in modo più efficiente. In alcuni casi il successo dipende proprio dall'approccio e non è solo una questione di quantità di impegno, anzi.
Il motto del giorno quindi è imparare con poco sforzo! Sì, è possibile.
Yes, it's possible!